Il risveglio è sempre
una questione delicata. L’unico orologio di casa si è incantato alle 10.15 e,
fino all’arrivo di una nuova scorta di stilo, non è altro che una riproduzione
della copertina di Abbey Road dei Beatles. Gran bell’ornamento ma utilità zero.
Apro gli occhi, non so
che ore sono e fino a quando sosto tra il sonno e la veglia non mi resta che il
dialogo interiore con me stessa in questo ordine: “che ore saranno?!” e “voglio
un caffé”. Stamattina il mio primo pensiero è stato “voglio cucinare la crema”.
Interessante modo di
tornare al mondo con lo stomaco brontolante e il desiderio furioso di dolci
home-made. Sì, perché io vengo al mondo ogni mattina, risorgo dalle ceneri del
mio sonno come uno zombie riportato in vita da un incantesimo woodoo. Devo
applicarmi per reagire al passaggio. Curioso, no? Il mio rapporto con il sonno
ha qualcosa di bizzarro e i momenti che lo precedono e lo seguono sono sempre i
più complicati. Non è sufficiente che io non sia in grado di addormentarmi a
comando e necessariamente pretendo che sia il sonno a prendere me mentre mi
intrattengo in qualche modo. Non la voglio questa responsabilità. Anche venire
fuori dalle coperte, abbandonare magari il mio sogno a metà, non mi appare per
il momento una pratica semplicissima da compiere. Mi sono sempre chiesta come
facciano quelli che appena aprono gli occhi ad essere scattanti e pronti a cavalcare
la giornata come se venissero fuori da
una seduta super lusso in una spa e un colloquio rigenerante con un motivatore specializzato. Io mi motivo attraverso lo stomaco con un bel caffè e poi forse comincio a ricordarmi di quello che ho attorno. Un non-morto assetato di caffeina!
una seduta super lusso in una spa e un colloquio rigenerante con un motivatore specializzato. Io mi motivo attraverso lo stomaco con un bel caffè e poi forse comincio a ricordarmi di quello che ho attorno. Un non-morto assetato di caffeina!
dal film Julie and Julia |
Per tornare a questa
mattina devo tornare alla crema, quella che ho imparato a fare anni fa quando
all’università non mi bastava la brioche comprata al supermercato. È una di
quelle strane voglie che arriva all’improvviso. E non si dica che sono incinta
perché non lo sono. Mi scommetterei i prossimi 20 caffè che qualcuno stia
pensando “ecco, arriva il baby!”. Nessun baby in arrivo, solo una gran voglia
di odore di forno e limone grattugiato, di cucchiai di legno e bigné o torte da
farcire. Basta poco, che ci vuole, giusto? Basterebbe andare in cucina e
preparare la crema che ha farcito la mia immaginazione mattutina del risveglio.
Non esattamente.
dal film Julie and Julia |
Com’era la canzone? I
sogni son desideri…. Il passo dal sogno alla realtà è breve. Ed ecco che tutta
la mia italianità ne viene fuori frustrata da uno stupidissimo fornello a
piastre mentre continuo ad immaginare il sapore della mia buona crema che sfuma
in un leggero puzzo di bruciato!
Ma ce l'hai una ricetta buona per la crema?
RispondiEliminaComunque mai dimenticherò la tua faccia la prima volta che dormisti a casa. Appena suonata la sveglia io spazzavo il pavimento e tu mi guardavi con un' espressione che era tra l'incredulità e il terrore.
Certo, crema chantilly! Comunque le mie facce al risveglio sono storiche!
EliminaPer colmare la delusione di ieri ho fatto la focaccia ripiena oggi ;)
ma la chantilly è n'altra storia
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