Hysteria: dalla parte delle donne



Hysteria, già presentato al Festival del Cinema di Roma, nelle sale dal 24 febbraio, è l’ultimo film di Tanya Wexler, regista laureata in psicologia dei generi sessuali, che non poteva assolutamente lasciarsi scappare un soggetto così insolito e , se vogliamo, un po’ spinto come la storia dell’invenzione del vibratore.
Si, si tratta proprio di una pellicola che racconta la genesi del sexy toy più celebre al mondo. Il grande merito del lavoro della Wexler, e del team di donne che stanno dietro all’intero progetto (eh già, perché c’è l’innegabile zampino tutto femminile, dalla sceneggiatura alla produzione!) sta nell’aver affrontato il progetto cinematografico attraverso un linguaggio che, a metà tra romanzo e cronaca, sposta l’attenzione dalla sfera prettamente sessuale a quella medica e sociale della fine dell’800.
Nell’Inghilterra vittoriana il dott. Darlymple(Jonathan Pryce), specialista in malattie femminili, partendo dall’idea per cui la causa dell’isteria fosse legata all’insoddisfazione sessuale delle donne, utilizza una terapia consistente nel massaggio delle loro parti intime. Quando Mortimer Greenville (Hugh Dancy), un giovane dottore che crede nella medicina moderna, viene licenziato si rivolge proprio allo specialista che lo introduce all’innovativa pratica. Qui egli conoscerà anche le due giovani figlie di Darlymple: la docile Emily (Felicity Jones) e la ribelle femminista Charlotte (Maggie Gyllenhaal), che lavora e finanzia una casa per i poveri.
Le sue avventure presso lo studio medico culmineranno poi nella messa a punto del rivoluzionario massaggiatore portatile grazie all’aiuto dell’amico inventore (Rupert Everett).

Sullo sfondo di una commedia romantica la Wexler, senza, a dire il vero, risparmiarsi le già viste e per questo prevedibili svolte amorose che fanno da sfondo alla vicenda, inserisce un argomento nuovo che non diventa pretesto per ridicolizzazioni spicciole. La vena ironica, in uno stile assolutamente british, non manca, conferendo all’intera commedia la leggerezza necessaria e ben si accompagna alla riflessione sociale sull’arretratezza di quei tempi.
Ad essere narrata è proprio la storia della liberazione sessuale che forse non avremmo mai immaginato affondasse le sue radici in tempi così remoti e soprattutto fosse stata generata come reazione ad una teoria sessista come quella sull’isteria.
Forse sull’onda di una ricostruzione storica che esaltasse i contrasti, la regista si è lasciata prendere un po’ la mano nella caratterizzazione dei due personaggi femminili, le sorelle Darlymple, schematizzate nelle loro opposte ambizioni e inclinazioni. Raffinata invece l’interpretazione di Rupert Everett, inventore avanti con i tempi e convinto sostenitore dell’innovazione a tutti i costi.
Pellicola certamente calibrata nella trattazione dell’argomento, Hysteria non si priva di una sottilissima, appena accennata ridicolizzazione del sesso forte, responsabile della patologica insoddisfazione sessuale di cui la metà delle donne di Londra pareva soffrire a fine 800. Esilarante, ironica e irriverente la trovata finale.
Divertente, senza troppe pretese, Hysteria merita di essere visto quanto meno per la novità del soggetto e per la leggerezza con cui la regista ce lo presenta.
C.D.

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