Niente di nuovo nella
3° puntata di American Horror Story, o perlomeno nessun colpo di scena che vada
oltre il semplice approfondimento dei personaggi. Il serial killer con il volto
insanguinato, sotto la cui maschera si nascondo più persone, suor Jude alle
prese con gli spettri del suo passato, un nuovo tentativo di fuga da parte di
Lana, Kit e Grace e suor Mary Eunice vittima di possessione satanica: dunque le
vicende nel manicomio Biarcliff non subiscono alcuna svolta cruciale. Il dottore
nazista Arden si conferma nell’ambiguità del suo ruolo, e se da un lato
respinge le avance della suora posseduta (interpretata dall’attrice Lily Ribe),
dall’altra sfoga la sua furia e la sua virilità repressa su Shelley, la
paziente ninfomane, nonché sfogandosi attraverso la profanazione di una statua
della Vergine Maria, sulla quale disegna gli attributi con un rossetto rosso.
Una piccola
progressione nella storia riguarda la compagna della giornalista Lana. Grazie al
dottor Thredson, a cui chiede di lasciarle un messaggio, intuisce che possa
esserle capitato qualcosa di brutto.
L’ipotesi
cospirazione del dottor Arden, in seguito alla scoperta di un bug sotto la
pelle di Kit, rinsalda le sue ossessioni e i riferimenti alla presenza di
alieni assassini, che questa volta compaiono in frame velocissimi, non fanno
altro che mescolare ancora una volta le carte in tavola confondendo lo
spettatore.
Ogni personaggio
sembra portare avanti la propria storia e c’è da chiedersi quando comincerà a
delinearsi una maggiore linearità, degna della maestria narrativa che i due
creatori della serie hanno dimostrato nella prima stagione.
Senza dubbio
America Horror Story – Asylum può vantare il pregio di reggersi sui contrasti, che
in questa puntata toccano il lori apice massimo nella proiezione nella sala
comune del manicomio, allo scopo di allietare e distrarre i pazienti dall’arrivo
imminente di una terribile tempesta, del Il segno della Croce del 1931, film di
DeMille che suscitò grande scandalo già alla sua prima proiezione.
Il gusto per i
contrasti è però sempre più evidente nelle scelte di montaggio, nella
fotografia e nei viraggi, quasi a voler continuamente sottolineare, rievocare,
suggerire e omaggiare.
Se solo sapessimo
dove si voglia arrivare! Per ora ancora tanta, troppa carne al fuoco. Dieci e
lode invece alla resa fotografica.
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