L’attenzione, la cura,
la professionalità dei media è direttamente proporzionale al livello di
gradimento del popolo/pubblico. L’argomento più quotato in questo momento: il
papa.
Come le migliori
celebrità dell’ultimo minuto anche il cardinal Bergoglio si sta guadagnando tutti
i titoli più cliccati. E come in un’ansia patologica maniaco-ossessiva
sfociante in un complesso da Grande Fratello, sulle pagine cartacee o virtuali
si combatte la lotta tra lo scoop clamoroso sulla connivenza del nuovo
pontefice con la dittatura argentina e la foto patinata che lo immortala nell’atto
di pagare il conto in un hotel.
Livellata la notizia
sul calibro del personaggio, poco importa se il contenuto sia di interesse
politico, religioso o casalingo, l’importante è che si parli, sfamando l’insaziabile
desiderio di ogni italiano informato di conoscere ogni dettaglio. Perché per
molti è il dettaglio che fa la notizia, l’apparente insignificanza del gesto
comune in grado di rivelare l’indole della star del momento.
La star del momento è
il pontefice braccato, seguito dall’occhio onnipotente della stampa acquattata
nelle hall degli alberghi per immortalare la mano pontificia che paga il conto,
o occupata a sottolineare la naturalezza con cui il neo-eletto ha preso posto
tra tutti gli altri cardinali in un pullman, confondendosi nella mischia, o
meglio ancora la stampa intenta a propagare in un tam tam concitato l’intervista
alla fidanzatina che papa Francesco ha dichiarato di aver avuto a 12 anni.
Dall’elezione a
pontefice alla divinizzazione/mitizzazione utilizzata a proprio uso e consumo
il passo è breve. Che ironia, questa divinizzazione forzata di un uomo che pur
nel ruolo chiamato a ricoprire ha sdoganato dal primo momento l’immagine del
pontefice che aleggia in un’aura mistica.
Ma alle divinizzazioni
siamo abituati in fondo. Siamo abituati ad alimentare la curiosità con una curiosità
ancora più grande, a voler scavare nel passato, mi chiedo se alla ricerca dell’ombra
nera o del particolare piccante che ci dia la parola facendo zittire tutti
durante la chiacchierata easy al bar.
Diciamolo, ci piace l’alone
della rock’n roll star, che essa sia un politico, un artista, un giornalista, l’accusato
numero 1 nel processo dell’anno, il frate agitatore del paesello montano o il
papa.
Il rock’n roll è uno
stile, non neghiamolo. E quando la celebrità di turno tornerà, per caso o per
desiderio, nelle righe, la musica finirà e la curiosità scemerà.
Il roc’n roll è anche
rivoluzione però. Il papa rock per il momento ce l’abbiamo, a quanto pare!
Speriamo anche che resti rock per altri motivi, nel frattempo!
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