
Anche
quando ne leggiamo tra le pagine di gossip, resta quell’alone di inconsistenza
che ci lascia al di qua della loro grandezza. Non è così per Gabriel Garcia
Marquez. Non funziona così per me questa volta.
Oggi
Gabo ci ha lasciato. È volato via lasciando qui l’indefinibile atmosfera di
quello che anche solo il suo nome evoca. Vivo la sua perdita come la perdita di
un familiare stretto, di un nonno, un amico, un eroe personale con cui ho
condiviso speranze e sorrisi. E ripenso a tutte le volte che leggendo i suoi
libri ho desiderato parlargli, rispondergli come se lui attraverso i suoi libri
e la sua vita stesse parlando a me, 50 anni più giovane di lui, ma nel cuore
delle cose vicinissima.
Ci
si abitua anche a vivere in un tempo in cui moltissimi grandi figure
intellettuali e sociali del nostro tempo muoiono vinti dalla loro età, che pure
è l’età del tramonto. E mi sorprendo a pensare che i Marquez non dovrebbero
morire mai, perché li vorrei sempre qui a ricordarmi che certe menti non
invecchiano intrappolate nel loro corpo. Non mi consola oggi sapere che Gabo ci
ha lasciato un patrimonio incalcolabile di letteratura. Non oggi. Oggi muore l'uomo.
Foglie morte,
Nessuno scrive al colonnello, Cent’anni di solitudine, L’amore ai tempi del
colera, Il generale nel suo labirinto,
potrei continuare all’infinito. Gabriel Garcia Marquez è in ogni parola, in ogni
virgola, in ogni perfetta corrispondenza dentro libri che meritano di essere
letti e riletti sin da giovanissimi. Marquez è dentro la storia, è la storia.
Marquez è “Vivere per raccontarla”. Perché bisogna vivere per poter raccontare
la propria vita e non c’è lascito più commovente di quello che durante la sua
lunghissima, affascinante, travagliata e stimolante vita Marquez ha consegnato
a noi. Siamo eredi adesso di una grandezza che solo gli uomini più umili come
Gabriel Garcia Marquez sono in grado di raggiungere. È nelle piccole cose che
si nasconde sempre la magnificenza.
Anni
fa diffusero la notizia della sua morte un po’ come se si volesse accelerare il
processo di mitizzazione di un uomo che ancora aveva voglia e tempo per farci
compagnia. Non oggi. Oggi non c’è inganno. E oggi tutti i personaggi dei suoi
romanzi sfilano in silenzio e lo accompagnano lì dove il sole forse non
tramonta mai, dove il tempo non passa, la carne smette di invecchiare.
Citando Gabo: “Aveva sentito dire che la gente non muore
quando deve, ma quando vuole”[1].
Mi piace pensare
che abbia scelto di andare, perché ne aveva voglia.
Arrivederci Gabo.
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