Il
Giornale, di proprietà della famiglia B. e diretto da Alessandro Sallusti, oggi
titolava la notizia dell'elezione dei due presidenti alle Camere così: "Una comunista e un ex pm: la sinistra occupa
le Camere". Se ci si fermasse solo al titolo la ripugnanza per questo
tipo di giornalismo potrebbe essere contenuto, ma bisogna leggerlo e
abbandonarsi completamente al disprezzo per questo bizzarro modo di essere di
parte.
Perché il giornalismo è di parte, lo sappiamo, ma quando lo è in modo
così spudoratamente diffamatorio, gretto e ingiurioso...allora sarebbe il caso
di ripensare al ruolo che la stampa ha quando è asservita ai poteri forti, che
in questo caso si fa fatica a definire ancora forti, considerati i mezzi a cui una
certa parte politica sta ricorrendo per reagire alle ultime svolte poco
gradite.
La
prosa fantasiosa e colorita non riesce, sebbene il tentativo, ad essere
pungente, ottenendo come unico risultato il raggiungimento di una ridicola e
risentita esposizione dei fatti, la quale, tra l’altro, si fa forza su un
infinito susseguirsi di frasi virgolettate.
La Boldrini
è definita comunista, un termine che ormai ha qualcosa di nauseabondo, tanto
quanto il termine fascista se venisse abusato – e non lo è - da questa sinistra
per apostrofare la fazione politica che ha padroneggiato in Italia negli ultimi
anni; a proposito di Grasso si legge che “addirittura” è stato eletto un
magistrato, un procuratore antimafia, lo spauracchio di questa destra
magistratura-fobica.
Lo
stile assunto da questa stampa di scarsissima qualità per sostenere un’idea di
politica e di governo che rasenta la follia ha qualcosa di patetico, non
nascondendo peraltro il bassissimo tentativo di tenersi a galla per mezzo di luoghi
comuni con cui si prova, non senza una ridicolizzazione palese, ad esaltare il maggior
numero di invasati e a farne dei seguaci lobotomizzati in grado solo di
asserire senza farsi domande.
Questa
è la stampa che viene annoverata tra le più autorevoli in Italia. E questo è lo
stesso paese in cui si fa presto a proclamare l’incontrovertibile diritto alla
libertà d’espressione, mentre da una parte si chiude la bocca alle voci scomode
e dall’altra si usa l’agognata libertà d’espressione e il diritto all’informazione
a servizio della manipolazione.
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