giovedì 21 febbraio 2013

A TE CHE VIVI NEL TEMPO SOSPESO



Capelli biondissimi, occhi profondi e vibranti come l’ultima volta che ti ho vista, il sorriso come una virgola di piume sul tuo volto di seta. Questa è l’immagine che evidentemente si è sedimentata nella mia memoria, ma sono certa che questa è la forma che hai mantenuto, fluttuando nel tempo sospeso, nel tempo che smette di segnare il passo.
Deve essere in questo tempo sospeso che veniamo risucchiati durante il sonno, e nelle regioni del sogno, avviluppati in un ventre caldo, prendiamo a fluttuare anche noi, aggrappati con una mano al cuscino e con l’altra ad una corda di immagini irreali.
Ma non c’era nulla di irreale nel tuo sorriso, nel modo in cui muovevi le mani, né nel modo in cui sorridevi e ti aggiustavi i capelli, e neppure nel modo in cui mi cantavi Bongo Bongo di Manu Chao. Che poi perché? Tra tutte le canzoni che avresti potuto cantarmi, e di canzoni con cui usavi torturare tutti ce n’erano, hai scelto Bongo Bongo.

Eri proprio tu, ne sono certa, perché è da te saltare fuori come un folletto stravagante che fischietta un motivetto divertente.


Nel tempo sospeso hai strappato a me un sorriso, ed io ho avuto cura di portarmelo qui, nel tempo che segna le ore, nel tempo in cui si dimenticano i sogni e si trascurano i segni.
Non mi sono sorpresa a sognarti, influenzata da pensieri che inconsciamente ho fatto nei giorni passati. Non mi sono affatto sorpresa. Perché quando arrivi non avvisi e lasci che ogni tanto, all’improvviso, si apra uno spiraglio che mi permetta di sbirciare dentro. Il tuo dentro vibra più della vita che pulsa nelle vene. E il mio giretto nel tuo tempo sospeso oggi avrà la meglio su tutte le cose che gireranno al contrario. Perché, sai, da questa parte molte cose girano al contrario e non c’è modo di metterle per il verso giusto.
Mi canterò il tuo motivetto nella testa e crederò che, almeno per oggi, tu lo stia canticchiando insieme a me.

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