Mi piace che la sensazione, alla fine di un libro, resti fresca e genuina. Per questo preferisco scrivere una pseudo recensione e non una recensione vera e porpria composta di trama, riferimenti ed esplicazioni.
Ognuno troverà, nel romanzo che sta leggendo, l'emozione che vibra più intensamente a contatto col proprio cuore.
E, appena finito di leggere questa meraviglia della letteratura americana degli anni 40, non posso che, a parte pochi cenni sui personaggi, restituire solo la magia, lo spessore e l'anima che vive in questo gioiellino.
Il cuore è un cacciatore solitario è
il primo romanzo di Carson Mccullers pubblicato nel 1940 quando la
sua autrice aveva solo 23 anni.
Il titolo, che riprende un verso della
poesia The lonely Hunter di William Sharp, pubblicata sotto lo
pseudonimo di Fiona McLeod, le fu suggerito dal suo editore e
costituisce la chiave di lettura di un romanzo che ha il suo punto di
forza nella sua struttura poliedrica e definita.
Leggendo Il cuore è un cacciatore
solitario vi sentirete guidati dalla giovane seppur matura mano
dell'autrice nei recessi più nascosti del cuore di ogni singolo
personaggio, tutte facce distinte, e ad ogni modo simili, di uno
stesso quadro.
Perno attorno a cui girano gli animi
tormentati dei personaggi è Singer, il sordomuto che, nella più
profonda tela narrativa, personifica l'equilibrio, la moderazione, il
punto focale in cui la parola trova il suo canale preferenziale.
A lui saranno calamitati Biss, il
pensatore, proprietario del New York Café.
Mick, la sognatrice, ragazzina dei
sobborghi, Blount, il cercatore e dottor Copeland, il rivoluzionario.
C'è una simbologia delicatissima che
sottende l'intera narrazione e che contribuisce ad isolare
descrittivamente ogni personaggio ricalcando la solitudine della loro
condizione.
Mick ha il suo angolino segreto. Biss
il bancone del suo bar. Blount ha il fuoco nelle vene e Copeland la
causa altissima della giustizia per il popolo di colore.
Ognuno di loro è un universo a sè,
quel cuore solitario alla ricerca della propria giustizia, della
propria chimera, del sogno più grande, dell'amore e tutti convergono
verso Singer alla ricerca della pace, quella pace che nasce
dall'essere ascoltati in un mondo che è sordo.
Il cuore è un cacciatore solitario è
un romanzo che si compone di una serie di assoli, come in una
magnifica sintonia, ma che riesce anche a reggere delicatissimamente
la fragile voce di sottofondo, comune a tutti. Dà voce ai diversi,
a coloro che sognano di emanciparsi, dalla loro condizione sociale,
dalla loro prigione personale, dai propri limiti.
Sullo sfondo, la questione
dell'apartheid e le lotte di classe, la religione e l'amore, il
popolo schiacciato tra contraddizioni lampanti.
Al centro di questo coro calibratissimo
sta Singer, colui che ascolta, che vive in sè la solitudine della
sua condizione e orchestra con l'ascolto la parola che reclama se
stessa per farsi consapevolezza.
Questo romanzo è come una piuma un po'
ruvida che pure solletica e lascia la sensazione di essere entrati a
contatto con qualcosa di prezioso. La certezza della sconfitta che
trova lo spiraglio della rivalsa. La rabbia del riscatto personale
che approda all'accettazione di se stessi. La consapevolezza del
proprio destino che combatte con la speranza di essere diversi ma in
modo divero. Il cuore solitario alla ricerca della sua preda.
Nessun commento:
Posta un commento