domenica 2 novembre 2014

Misfits. Supereroismo urbano. Recensione (stagione 4 e 5). Attenzione spoil!







Come promesso, rieccomi qui a parlare della serie televisiva Misfits

Nel mio post precedente (eccolo qui) mi ero soffermata sulle prime tre stagioni. Ne restavano altre due che ho divorato e non ancora ben digerito. Ma andiamo con ordine.

Innanzitutto ribadisco e sottolineo che se non avete ancora visto tutte le stagioni forse vi conviene chiudere improvvisamente questa pagina e sottrarvi al mega spoil che andrò a fare perché non è proprio possibile adesso camminare sulle uova. 

Seconda cosa: ma sarà che hanno cambiato 1000 volte idee in itinere girando Misfits?

Un’idea me la son fatta. 

Dopo le prime tre stagioni, alla fine delle quali tutti i personaggi o quasi (Curtis durerà solo poche puntate ancora) hanno abbandonato la serie, agli autori sono rimaste poche vie: chiudere la serie e inventarsi qualcos’altro, sostituire i personaggi restando sulle tracce dei precedenti salvo poi migliorarne la caratterizzazione in base all’analisi dello share o cambiare struttura senza cambiare assolutamente stile. Io avrei optato per la prima soluzione ma a quanto pare si è preferito cavalcare l’onda, non perdere il pubblico ormai affezionato alle tutine arancioni e andare avanti così.

Il risultato è confuso. L’introduzione di Rudy (che avviene già nella 3° stagione per rimpiazzare Nathan) si rivela immediatamente un tappabuco, almeno inizialmente. Per tutta la 3° stagione infatti Rudy non è altro che un copia e incolla di Nathan ma senza essere Nathan: tentativo fallito. Dopo di che il suo personaggio acquista spessore e una personalità propria che, sebbene non si allontani moltissimo da quella del suo predecessore, riesce ad affezionare il pubblico con la sua esilarante, surreale volgarità comica. 

Morto Curtis all’inizio della 4° stagione vien da chiedersi: ha molto senso andare avanti adesso? Bè, a partire dalla 4° puntata della 4° stagione vengono introdotti nuovi personaggi e nuove storie che, a differenza di tutto quello già avvenuto, si svilupperanno verticalmente e non più in una struttura orizzontale come era stato fino a quel momento. Per farla semplice, le prime tre stagioni seguono una narrazione che non si interrompe con il singolo episodio e anche questo ha contribuito a fidelizzare il pubblico. Dalla morte di Curtis in poi ogni episodio ospiterà una vicenda che troverà risoluzione alla fine dello stesso. Questo cambio di struttura non ha giovato moltissimo ad una serie che aveva già subito la decimazione di tutti i suoi personaggi.

Dunque le ultime due stagioni, sebbene non siano state un completo disastro, hanno risentito moltissimo di tutta una serie di scelte che non sono state affatto vincenti. Momento di massima comicità surreale l’episodio in cui finalmente Alex “del bar” ritrova il suo pene riacquistando la serenità persa quando glielo avevano rubato. Ora, a parte piccole trovate come questa, mi riprendo il mega applauso che avevo figuratamente fatto agli ideatori considerando anche che secondo me si erano ammorbati anche loro dato lo scontatissimo happy-end della 5° stagione. 

 









Quindi si belle musiche, belle le prime tre stagioni, originale l’idea iniziale, meraviglioso il personaggio di Nathan e i dialoghi di Rudy, menzione speciale per il sensibilissimo assistente sociale omosessuale con la passione per il karaoke.
Ma assolutamente no tutta questa incoerenza che anche a noi mortali-non-scrittori-di-famose-serie-televisive salta all’occhio lampante.

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