La libertà di
espressione qui non è messa in discussione.
L’insindacabile diritto a protestare
non riesce però a fornire una buona, sensata e sufficiente motivazione a quello
che abbiamo visto ieri: il Partito delle Libertà protestare dinanzi al
tribunale di Milano contro l’aggressione della magistratura nei confronti di
Silvio Berlusconi.
Mi commuove cotanta
partecipazione e mobilitazione da parte degli esponenti del partito delle
libertà, e allo stesso tempo mi fa strabuzzare gli occhi la semplicità con cui
rivendicano il diritto alla libertà da quella che definiscono persecuzione per
un uomo che è notoriamente coinvolto in questioni al vaglio degli inquirenti.
Ma in Italia, da
tempo, ormai si è passato al livello successivo. Indagini, prove,
testimonianze, verbali, condanne non hanno valore dinanzi al vittimismo da
perseguitato politico di cui il nostro caro ex premier soffre.
Un carabiniere dotato
di buon senso ha sottolineato quanta incoerenza ci fosse nel consentire una
protesta di tale genere quando tutti i giorni il suo corpo armato è chiamato ad
ostacolare manifestanti con motivazioni se vogliamo giuste, intendendo come non
trovasse giusta la causa a monte di una mobilitazione di questo tipo e senza
precedenti.
Io sono una libera (ma
nemmeno troppo!) cittadina che ha ormai grandissima difficoltà a trovare
accettabili situazioni di questo genere. Trovo sconcertante assistere alla
protesta di massa di un partito, che in ordine perfetto si schiera sulle scalinate
di un tribunale e canta l’inno d’Italia allo scopo di opporsi alla persecuzione
a cui la magistratura sottopone il suo leader, come se si stesse parlando del
Bambin Gesù ingiustamente e illegalmente perseguito dalla legge!
Non mi interessa
sprecare il mio tempo a valutare la possibilità o meno che il sig. B sia
perseguitato politico, perché fermamente convinta che qui i perseguitati siamo
noi e i nostri portafogli. Mi interesserebbe però capire se qualcuno come me ha
recepito con preoccupazione il messaggio che è stato lanciato ieri. Non c’è
niente di dignitoso nel difendere una persona che notoriamente ha commesso
illeciti! Questa immagine del grande uomo martirizzato contro cui un paese intero
ha ordito complotti ha stancato.
Si rasenta la follia
ormai. Non c’è logica nel mitizzare un uomo che resta un uomo e che per molti (almeno
un 30%) sembra essere un divino immortale salvatore della patria che vogliono
ostacolare nel suo altruistico tentativo di risollevare le sorti del paese. L’Italia
ha una storia particolare e un salvatore della patria lo ha già conosciuto
bene, e non credo gli sia molto piaciuto col senno di poi!
Ho visto capi di stato
dimettersi per una scappatella extra coniugale e vedo ex premier combattere per
negare l’evidenza. Non è un dato elettorale a suggellare la necessità di un
paese di avere un determinato candidato, soprattutto quando la legge elettorale
necessiterebbe di essere cambiata.
Allora cosa spinge un
uomo (ed il suo partito!) a combattere a tutti i costi per rimanere al comando
di un paese?
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