Il 24
marzo 1968 moriva Alice Guy Blaché, una donna che con la sua storia, la sua
vicenda personale e professionale ha cambiato indelebilmente il percorso delle
donne nel mondo del cinema. Grazie alla sua opera innovativa, sperimentale e
dirompente aprì le porte del cinema non solo a contenuti nuovi riconducibili ad
una visione femminile del mondo, ma diede alla nascita del cinema quell’impulso
narrativo, realistico, metaforico e satirico che la storiografia
cinematografica ha erroneamente teso ad attribuire sempre e comunque all’ingegno
maschile.
Alice
Guy (Saint-Mandé, 1 luglio 1873 – New Jersey, 24 marzo 1968) è stata la prima
regista della storia del cinema con “La Fée aux choux, il suo primo film
realizzato nel 1896 per Gaumont, di cui è stata direttrice di produzione fino
al 1908.
Ha
realizzato circa 800 Film e 200 Fonoscene tra Parigi e gli USA, dove, recatasi
nel 1909, dal 1912 ha guidato la sua Casa di Produzione Solax film, a Fort
Lee/New York, fino al 1920…
Nel 1922 è tornata in Francia … nel 1941 ha iniziato la stesura della sua Autobiografia, pubblicata postuma, nel 1976 ad opera del collettivo femminista parigino Musidora “Autobiografie d’une pionière du cinéma”.
Nel 1922 è tornata in Francia … nel 1941 ha iniziato la stesura della sua Autobiografia, pubblicata postuma, nel 1976 ad opera del collettivo femminista parigino Musidora “Autobiografie d’une pionière du cinéma”.
La Fée aux choux (1896) |
La
contemporaneità con i fratelli Lumière e con George Méliès la colloca
indistintamente nella lista di coloro che provarono a fare cinema agli albori
della sua nascita. Ma accanto ai primi esperimenti dei fratelli Lumière e al
trasferimento dei trucchi da prestigiatore di Méliès dinanzi all’apparecchio
cinematografico, si colloca una donna che nello strumento tecnico in sé non
ripose né speranze di finalità commerciali, né tanto meno il desiderio della
diffusione seriale di spettacoli di intrattenimento preconfezionati.
Questo non significa negare ai Lumière
e a Méliès il posto che si sono guadagnati nella storia del cinema, ma
significa riconoscere ad Alice Guy il suo effettivo merito nell’aver intravisto
nell’immagine in movimento un modo dell’arte.
Dal punto di
vista tecnico, lo sviluppo di una propria sintassi cinematografica, pur
risentendo della concezione di riproduzione della natura inaugurata dai
fratelli Lumière e dei soggetti fantastici verso cui si volse immediatamente lo
spirito creativo di Méliès, si indirizzò verso quel realismo che le consentì di
introdurre un orientamento femminile/femminista e tematiche di natura socio- familiare, ma che gli permise anche
di osare nella finzione ciò che nella vita non si sarebbe potuto: allusioni
alla fellatio o un appassionato bacio pubblico.
La femme collante (1906) |
Madame a des envies (1906) |
Le
scelte compiute sui contenuti rispondono ad una sensibilità e ad uno spirito
propri di una donna non priva di un sottile spirito critico.
Il
ricorso, poi, a specifici scenari domestici è il segno più lampante della
volontà di portare l’occhio cinematografico dentro le case al fine di farsi
interprete di una normalità che è realismo ma anche intrattenimento, se condito
da gag comiche o motivi drammatici.
Un
secolo di storia del cinema ha attribuito la paternità del cinema ai fratelli
Lumière: dato incontrovertibile, perlomeno per quanto riguarda il debutto
tecnico dello strumento meccanico in grado di riprodurre immagini in movimento.
Ma in sostanza si trattava di un apparecchio in più da mettere a disposizione
della clientela come dimostrano i primi esperimenti dei fratelli parigini.
Le
potenzialità educative e di intrattenimento non erano ancora state esplorate da
nessuno dei grandi uomini d’affari che lavoravano al progetto delle immagini in
movimento. Lo spirito scientifico aveva del tutto oscurato le possibilità
artistiche.
Ma
cos’è il cinema se non arte? Se il contributo della Guy non fu prettamente
tecnico, fu certamente artistico.
Il
suo vedere, tutto femminile, oltre l’evidenza ha fatto sì che essa si
imbarcasse in una straordinaria impresa in grado di condurla fino a noi, un
secolo dopo.
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