Chrysaora
oggi mi ha chiesto se secondo me è possibile che qualcuno, leggendo questi
deliri, possa capire che mi riferisco a lei. Bè, c’è da dire che esiste una
certa identificabilità nelle cose che la riguardano, ma in fondo chi se ne
frega, ha così tanta parte nella mia vita e ne ha avuta già tanta da meritarsi
questo spazio.
Il
campeggio che abbiamo fatto insieme nel 1994 non è stata una rivelazione solo
per la nostra inaspettata emancipazione nel mondo dell’anatomia femminile.
Pensandoci oggi, a distanza di 19 anni, credo che quello fu esattamente l’anno
cruciale in cui ci rendemmo conto di essere delle ragazzine e non più delle
bambine.
Ogni
ragazzina ha le sue tappe e una di queste, che fa da spartiacque fondamentale
nella vita di una bambina, è l’arrivo del ciclo mestruale. Ah, orrore! Qui si
parla di mestruo! Io posso solo ridere quando ci penso e, grazie alla mia amica
Chrysaora, ho un ricordo buono in più!
L’arrivo
della prima mestruazione è, per una ragazza, l’ufficializzazione del proprio
passaggio nel mondo degli adulti. Che poi in effetti non è così e l’unica cosa che cambia è la bega di dover ogni mese far fronte ad una situazione, che sulle prime, sembra davvero innaturale. Il primo pensiero che sfiora un po’ tutte, soprattutto quando si è molto piccole è “porca miseria, ma per quanti anni durerà?” oppure “che schifo”, o anche “oddio, adesso mi cresceranno le tette” mentre nel frattempo pensi al gran clamore che si diffonderà in famiglia e già inclini il collo al solo pensiero degli schiaffetti di buon augurio che ti arriveranno dalla vecchia zia o dalla nonna. Eh si, perché è una questione condivisa e tu te ne vergogni neanche la mamma stesse confessando al mondo un segreto impronunciabile. Io ricordo di aver supplicato mia madre di non dirlo a nessuno. Ma dopo un’ora lo sapevano già tutti e ho dovuto di buon grado accettare i complimenti da chiunque. Da noi al sud si usa così: è un momento di aggregazione tra le donne delle famiglia. E tutte che dicono entusiaste “Auguri, sei diventata signorina”. Almeno questo! E capisci che ti hanno promossa e sei salita di grado!
passaggio nel mondo degli adulti. Che poi in effetti non è così e l’unica cosa che cambia è la bega di dover ogni mese far fronte ad una situazione, che sulle prime, sembra davvero innaturale. Il primo pensiero che sfiora un po’ tutte, soprattutto quando si è molto piccole è “porca miseria, ma per quanti anni durerà?” oppure “che schifo”, o anche “oddio, adesso mi cresceranno le tette” mentre nel frattempo pensi al gran clamore che si diffonderà in famiglia e già inclini il collo al solo pensiero degli schiaffetti di buon augurio che ti arriveranno dalla vecchia zia o dalla nonna. Eh si, perché è una questione condivisa e tu te ne vergogni neanche la mamma stesse confessando al mondo un segreto impronunciabile. Io ricordo di aver supplicato mia madre di non dirlo a nessuno. Ma dopo un’ora lo sapevano già tutti e ho dovuto di buon grado accettare i complimenti da chiunque. Da noi al sud si usa così: è un momento di aggregazione tra le donne delle famiglia. E tutte che dicono entusiaste “Auguri, sei diventata signorina”. Almeno questo! E capisci che ti hanno promossa e sei salita di grado!
Durante
quel campeggio, tra noi ragazze, la percentuale di “signorine” era variabile e
la mia amica Chrysaora, anche un po’ scocciata, riempiva le file delle “non
signorine”. Che poi c’è un lato positivo nel diventarlo: hai un argomento in
più di cui parlare con l’amichetta a scuola e, passando da bim bum bam a
questioni di ciclo (chiamatelo come volete, potrei fare un elenco interminabile
di soprannomi indicibili!!), cominci a sentirti anche un po’ più grande.
La
mia amica Chrysaora mi aveva confidato di essere signorina a metà (chiamiamole
confidenze, lo sto gridando al mondo!!!!) che in gergo significa che aveva
avuto solo delle piccole avvisaglie ma niente di concreto. Ed io le avevo
consigliato di mettersi sotto sforzo in modo da incoraggiare l’arrivo del
benedetto menarca. Che poi perché? Me lo chiedo ancora oggi. Lo avevo letto da
qualche parte, forse un giornaletto di quelli che si leggono ad 11 anni, o
comincio a pensare che me lo avesse detto qualche persona anziana. Solo un
anziano abituato a tecniche casalinghe faidate poteva dirmi una cosa del
genere. Fatto sta che la mia amica, un po’ eccitata per aver forse trovato un
rimedio al suo passaggio di livello interrotto, un po’ stranita per quello che
faceva, cominciò a salire e scendere le due rampe di scale che separavano i due
piani dell’edificio in cui eravamo ospiti. Pensammo che quello fosse un modo
efficace e rapido per stancarsi. E nella sua geniale capacità di trovare una
soluzione a qualsiasi inconveniente, tenne pronte anche alcune frasi
pre-formulate da propinare a chi incontrava durante questo tragitto. E così
fece finta di aver dimenticato qualcosa di sotto per poter scendere, e poi di
averne dimenticata una su in modo da poter risalire senza sembrare una pazza.
Insomma….fece un bel po’ di esercizio fisico, questo è certo, e quando fu
abbastanza stanca ma non al limite, per punirmi, visto che l’idea era stata
mia, mi costrinse a farle con lei.
Abbiamo
camminato su e giù per quelle scale come se quelle scale avessero potuto
portarla davvero nel mondo delle “signorine”, e lo abbiamo fatto insieme. Come ne
abbiamo fatte tante altre. Il ciclo mestruale arrivò, è ovvio, ma non durante
quel campeggio. Durante quel campeggio ciò che davvero arrivò fu solo la
consapevolezza che stavamo cambiando e, con le mani aggrappate al passamano
delle scale, noi tentammo di restare aggrappate ancora un po’ alla nostra
fanciullezza.
N.B. Riferimenti a cose o
persone sono assolutamente NON casuali. Si garantisce l’assoluta veridicità dei
fatti.
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