Quando
frequentavo le scuole elementari dalle suore avevo una cartellina con un
elastico verde della grandezza di un quadernino in cui tenevo dentro un solo
quaderno. Lo tenevo lì come a volerlo proteggere. È stato il mio primo quaderno
di poesie. In realtà è stato il mio primo libro perché ogni poesia era
trascritta in modo ordinato, pulito in una scrittura di bimba di 9 anni che
cominciava ad innamorarsi della scrittura.
Non
so come si comincia ad amare la scrittura. Ancora meno so come si comincia ad
amare la poesia. È un amore che nasce da sé senza preavvisi.
Da
quel momento in poi non ho più smesso di provare piacere nel tenere una penna
in mano e ad esprimermi. E con il tempo
ho capito che uno dei valori sacri di cui nessun uomo dovrebbe mai essere
privato è la libertà di espressione, in qualsiasi forma essa decida di
palesarsi. Mi chiedo se il mio amore per la scrittura sia nato dal bisogno
di esprimersi o se questa necessità si sia rinsaldata a forza di scrivere in
continuazione. Può darsi che io sia semplicemente cresciuta come una bambina
curiosa di conoscere e di conoscere anche me attraverso la scrittura.
Una
quindicina di anni fa, in un periodo in cui mi avvicinavo a conoscere la poesia
anche per mezzo dei miei studi liceali, frequentai un corso di poesia
pomeridiano tenuto nella mia stessa scuola da un ex studente. Mi sembrava
altamente anticonformista parlare di poesia in una scuola quando tutti i registri erano ormai stati messi sotto
chiave e bidelli e insegnanti mandati a casa, liberi dall’orario lavorativo. Quello
forse è stato l’atto, la scelta che mi ha reso consapevole che era
ufficialmente nato un amore.
Ricordo
alla perfezione, come se fosse accaduto ieri, che il ragazzo che teneva il
corso scrisse sulla lavagna una poesia di Sandro
Penna e poi intavolammo una discussione in cui, onestamente, ebbi molto
poco da dire, a proposito dell’uso delle figure retoriche in generale e
soprattutto delle rime. La mia idea di rima era radicata nella forma della
cantilena priva di contenuto. Ero abituata a leggere Rimbaud e Baudelaire nelle
loro snaturate traduzioni in italiano e non avevo mai considerato fino a quel
momento che i poeti di cui mi cibavo con ammirazione avevano nella loro lingua
originale fatto largo uso di rime. Mi si aprì un mondo e cominciai a guardare
alla poesia da ogni angolazione.
Da
allora non ho mai più dato per scontato un suono, una scelta poetica, una rima.
Non ho dimenticato più che dietro ogni poesia c’è una mano di carne e ossa
attaccata ad un corpo che ha vissuto. Da lì forse poi la mia passione smodata
per le biografie.
Non
c’è forma d’arte che possa dirsi emancipata totalmente dal suo creatore, che
possa vivere di vita propria autodefinendosi al di là della vita di chi l’ha
creata. E lo stesso vale per la Storia, sudata, combattuta, cambiata, scritta
da chi l’ha vissuta anche nelle retroguardie e non da chi l’ha ordinata nei
libri che sono finiti sui nostri banchi di scuola.
L’amore
per la scrittura è un’inesauribile fonte di curiosità perché trascina con sé l’amore
per la lettura e l’amore stesso per la vita.
Un
anno fa ho deciso di aprire un blog non solo per dare uno spazio più indefinito
e ampio alla mia mano che scrive, ma anche per creare virtualmente uno spazio
di condivisione, un canale di diffusione. La
cultura andrebbe sparata in aria come si fa con i tubi ad aria compressa pieni
di coriandoli, così che tutti possano gratuitamente goderne. Quindi da oggi
proverò a condividere in questo spazio i versi di poeti e scrittori che conosco
bene o che conosco meno, ma che meritano di essere letti. E sebbene la poesia sia fra le forme di espressione più sminuite negli
ultimi decenni, resta per me la più immediata, quella che senza accorgercene,
ci sbatacchia il cuore da un verso all’altro per lasciarci emozionati alla fine
dell’ultimo verso.
di Sandro Penna
Forse la giovinezza è solo questo
perenne amare i sensi e non pentirsi.
Forse l'ispirazione è solo un urlo
confuso. Ma entro le colonne della
legge, ridendo si masturba ogni fanciullo.
confuso. Ma entro le colonne della
legge, ridendo si masturba ogni fanciullo.
Appoggio la mia fronte alla ringhiera
gelida di cancello. La mia notte mi
ascolta dileguare ogni fanciullo.
gelida di cancello. La mia notte mi
ascolta dileguare ogni fanciullo.
Arso completamente dalla vita
io vivo in essa felice e dissolto.
La mia pena d'amore non ascolto
più di quanto non curi la ferita.
io vivo in essa felice e dissolto.
La mia pena d'amore non ascolto
più di quanto non curi la ferita.
Forse è meglio soffrire che godere.
O forse tutto è uguale. Anche la neve
è più bella del sole. Ma l'amore...
O forse tutto è uguale. Anche la neve
è più bella del sole. Ma l'amore...
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