L’italiano medio
è l’italiano che incontri al parco imbacuccato nel capotto a ottobre e a
maniche corte e la sciarpa avvolta con noncuranza al primo sole di aprile.
È quello che la
domenica compra il giornale e porta i bambini al parco e quando arriva il
lunedì riprecipita nel grigiume di inizio settimana, perché è giusto che sia
così.
L’italiano medio
ha tendenze altalenanti, ciondola dall’aperitivo infrasettimanale al pasticcino
festivo; è combattuto tra Alfonso Signorini e Servizio Pubblico; ha la borsa
Gucci e si mette in fila alle 6 del mattino in pole position all’apertura degli
sconti.
Se lo incroci al
supermercato ti accenna un vago sorriso tra il bancone del pane e quello della
carne, e alla cassa ti spintona per sorpassarti nella fila.
All’italiano
medio, in linea di massima, piace decidere a cosa credere, e sa sempre quale
velina ha tradito quel calciatore e quale esponente di sinistra ha detto
vaffanculo all’esponente di centro-destra, ma se gli chiedi chi andrà a votare
si mostrerà fortemente confuso.
Non gradisce lo
stragismo alla tv soprattutto ad ora di pranzo, il pomeriggio si mette in
discussione rispondendo alle domande di Carlo Conti e preferisce leggere un
buon titolo conciso che una lunga e noiosa notizia nel dettaglio.
L’italiano medio
segue con attenzione il calcio mercato e, quando soddisfatto, ricompensa il
presidente con cieca fedeltà.
Compra la Ferrari
e poi pensa a come farsi installare l’impianto a gas.
Va a messa la
domenica e insegna al figlio a stare attento al papà dell’amichetto di scuola
rumeno. Sa che I Cento passi è una famosa canzone di un film, ma se gli chiedi
chi è Peppino Impastato balbetta imbarazzato.
Il giovane
italiano medio va all’università, partecipa ai cortei, fa parte del collettivo
e blatera idee di rivoluzione e il sabato sera scrocca cento euro al babbo e va
a bersele in birreria.
Il giovane
italiano medio è anche quello che non vede il becco di un quattrino per tutto
il corso di studi, mangia il riso con il burro e, una volta laureato, si sente
costretto a lavorare in un call center a pochi euro al mese.
L’italiano medio
parla politichese, sotto elezioni recita percentuali come fossero filastrocche
e pende dal carisma del demagogo di turno, ma in politica non ci vuole entrare.
L’italiano medio
si identifica nella sua italianità e si ammanta di patriottismo, vanta
orgoglioso la storia del suo paese ma ignora chi questa storia l’abbia davvero
fatta.
L’italiano medio
non sa di essere diventato mediamente standard, mediocremente classificabile e
inevitabilmente prevedibile. E quando gli chiedi “chi è l’italiano medio?” ti
risponde “quello degli Articolo 31”!
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