C’è poco da fare. Quando pensi di
avere tutte le idee ferme nelle tempie e
nelle mani quasi sempre sei costretto a guardarti ad uno specchio immaginario e
a realizzare che le mani sono vuote e i tuoi occhi sono buchi neri supplicanti.
È proprio quando cerchi che non trovi.
Ti guardi intorno, osservi i
tasti inermi del tuo computer nel quale troppo di frequente riponi le speranze
di una concretezza che brami a tutti i costi, e poi decidi di fare altro.
Allora ti alzi, ti versi un po’ di quel caffè ormai freddo avanzato dalla
colazione e lo bevi tutto d’un sorso, senza neanche zuccherarlo perché ormai
anche lo zucchero avrebbe difficoltà a sciogliersi. Metti un po’ di musica e
intanto è passata mezz’ora. Che beffa il tempo…. Ti fermi a riflettere e lui
passa senza neanche darti uno spintone su una spalla per avvisarti che tu sei
fermo lì ma il mondo continua a girare.
Sempre alla ricerca di qualcosa,
ma di cosa poi?
Esci a fare una passeggiata e cominci a sperare che
qualcun altro abbia da dire qualcosa al posto tuo. Non è poi così sbagliato!
C’è sempre qualcuno che per caso inciampa sui vostri passi e qualcosa da dire
ce l’ha davvero. Aprite le orecchie, aguzzate la vista.
Penso alla signora imbacuccata nel suo cappotto
rosso più grande di due misure incontrata nel parco. Due occhi piccoli e
nervosi e un collo lungo e sottile, teso come se contenesse tre corde di
violino. Qualcosa da dirmi ce l’aveva. Andava orgogliosa del suo cane e voleva
che familiarizzassi con lui a tutti i costi.
‘E’ una femmina, è cattiva lei’. Questo ha voluto
dirmi del suo cane, identico a lei. Un fascio di nervi anche il cane che fra
due paia di gambe intanto si stendeva con un ringhio nel tentativo di
avvicinarsi a me.
Ho saputo farle solo un sorriso che è annegato
presto in quel tripudio di ringhia incontenibili e in quel cappotto rosso più
grande di due taglie.
Qualcosa da dirmi ce l’aveva di
sicuro quell’economista dal volto familiare conosciuto per caso in treno. La
moneta, la crisi, lo spreco. Un fiume di parole mi ha inondato in quel treno e
lì mi sono accorta che c’è più di qualcuno attorno a noi che ha davvero bisogno
di parlare, raccontare, qualche volta confessarsi. C’è qualcuno intorno che non
riesce a sedarsi con una tazza di caffè amaro.
Questa è la vita che volteggia nell’aria con un’infinità di sfumature,
che pensare di coglierle tutte è davvero un’impresa. E quindi, delle volte, non
resta che il silenzio a tenere insieme tutte le parole che avremmo voluto
vomitare fuori.
Sono tornata a casa e durante il tragitto mi sono riempita una tasca
di ciottoli piccoli e lisci perché invece di parlare oggi voglio restare zitta,
raccogliere, raccogliere, raccogliere, accumulare e costruire qualcosa che sia
più in gamba di me a raccontare.
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