Qualche volta mi capita
di scoprire artisti di cui non sapevo l'esistenza e alla gioia della
scoperta si unisce però il disappunto di non trovare nulla in
internet riguardo a quell'artista in lingua italiana. Mi piacerebbe
che l'Italia si aprisse un po' di più al panorama artistico
internazionale coinvolgendo gli artisti nazionali in un confronto che
può portare con sè solo vantaggi, primo tra tutti la creazione di
una rete internazionale di dialogo, crescita e ispirazione. Ultimo ma
non ultimo per importanza è il bisogno di affermare l'arte come
linguaggio apolide e considerarla nella sua complessiva capacità di
parlare tutte le lingue, raccontare tutte le storie così com'è
capace di godere di un canale comunicativo che bypassa ogni ostacolo
linguistico.
Immagino gli artisti come
un unico popolo gipsy slegato da appartenenze di ogni sorta e in
possesso del magico potere della parola universale.
Leggendo una rivista
edita in Australia, Womankind magazine, ho scoperto una visual artist
peruviana che per la definitiva carica di significato delle sue opere
è riuscita ad incantarmi.
Il suo nome è Marìa
Marìa Acha-Kutscher, classe 1968. Vive tra Messico e Spagna ed è,
con Tomas Ruiz-Rivas codirettrice del progetto artistico sperimentale
Antimuseo.
Il lavoro di
Acha-kutscher si concentra sulla figura della donna e sulla
difficoltà di emancipazione e di raggiungimento di una reale
uguaglianza. La totale assenza di adesione ad uno stile predefinito o
a metodi di esecuzione privilegiati (formato magazine digital, passando per la fotografia, approdando al disegno) sottolineano la poliedricità
dell'artista e la centralità del contenuto più che dello stile.
È una delle poche
artiste ad essersi dichiarata apertamente femminista in virtù del
doppio ruolo della sua produzione artistica: in primis è arte in sè
e in secondo luogo si fa portatrice di un messaggio che interpreta
alcune necessità collettive, come quelle riguardanti il ruolo
femminile nei cambiamenti sociali e politici.
Un esempio di vigorosa
affermazione di cambiamento è l'illustrazione Herstory che,
modificando un'immagine conica riafferma l'importanza di una
partecipazione diretta delle donne nella trasformazione della Storia.
La visibilità che la donna acquista con Acha-Kutscher non è fine a
se stessa ma, attraverso l'interpretazione artistica, guadagna un
significato ben più profondo che oltrepassa i meri dibattiti
sull'emancipazione femminile per approdare alla rivendicazione di un
ruolo attivo delle donne nella gestione sociale.
Le donne di Acha-Kutscher
reclamano la possibilità di essere rivoluzionarie nel senso più
profondo del termine.
Il suo ultimo progetto,
Womankind, si compone di una serie di fotografie scattate
dall'artista o raccolte da vecchie riviste e pubblicità in cui
Acha-Kutscher rivede la posiziona della donna dislocandola dai
contesti in cui si è abituati a collocarla.
I believe in art as a
powerful tool. Marìa Marìa Acha-Kutscher
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