Carrère, Emmanuel (2011). Limonov (trad. F. Bergamasco). Milano: Adelphi. 2012. ISBN 9788845973291. Pagine 356. 11,99 €
Sono incappata in questo libro
più e più volte. Mi è sempre capitato di prenderlo in mano e sfogliarlo mentre
mi perdevo nel reparto dedicato alle pubblicazioni Adelphi. Mi ha sempre
suscitato attrazione e repulsione allo stesso tempo tanto dal non averlo mai
comprato. Ne ero attratta perché sapevo trattarsi di una biografia – e per le
biografie nutro una passione particolare – ma non riuscivo a non farmi
condizionare dalla copertina in cui è raffigurato un uomo (Eduard Limonov
ritratto nel 1963) che indossa un cappotto dell’Armata rossa. Il che mi
ispirava un sapore di guerra al quale probabilmente non ero pronta.
Pochi giorni fa mi sono imbattuta
di nuovo in questa biografia romanzata dello scrittore francese Emmanuel
Carrere per caso e ho deciso che era arrivato il momento. Non potevo più
rimandare.
Risultato: sono stata inghiottita
in questo romanzo inclassificabile in nessun genere definito che tiene un piede
nella biografia, uno nel reportage e se ce ne fosse un terzo sarebbe
sicuramente nel romanzo d’avventura.
Il libro con cui Carrere nel 2011
ha vinto il premio Prix Renaudot ha come protagonista Eduard Veniaminovich
Savenko, classe ’43, attualmente vivo, scrittore e attivista politico russo,
nonché fondatore del partito Nazionalbolscevico e avversario politico di
Vladimir Putin.
Meglio conosciuto come Limonov,
soprannome che si è scelto ai tempi in cui frequentava i poeti dissidenti di
Mosca, Eduard Savenko è una dichiarazione vivente di personalità sin dalla
scelta del suo pseudonimo che è un tributo al suo spirito aspro e bellicoso
(limonov in russo significa limone e limonka granata, intesa come bomba a mano).
Il romanzo di Carrere dedica 400
pagine appassionate, zeppe di informazioni, saltellanti tra la vicenda
personale avventurosissima e quella politica non meno avvincente, a quest’uomo
dalle molteplici potenzialità. Teppista in Ucraina, poeta ispirato a Mosca,
giornalista e poi barbone in America, domestico di un multimilionario,
scrittore a Parigi, combattente in Serbia, fondatore di un partito, detenuto
con l’accusa di terrorismo: Limonov è un personaggio di cui ci si innamora e
disamora in brevissimo tempo ed è proprio questo lo stato d’animo
particolarissimo che accompagna tutta la lettura del romanzo a lui dedicato. Un
minuto prima risulta affascinante e tenebroso, un secondo dopo un odioso,
insopportabile e inflessibile testardo con simpatie fasciste.
In realtà quello che questo
romanzo fa è raccontare la storia avvincente di un uomo sullo sfondo di
profondissimi e complicati cambiamenti sociali e politici. Sebbene il teatro
delle sue vicende non sia sempre la Russia, tutto riporta lì, all’Impero
sovietico, a Stalin, alla perestroika, a Gorbacev, a Elc’in, a Putin e a come
una intricatissima situazione politica ma prima di tutto sociale abbia
contribuito a fare di Limonov il personaggio che in effetti è.
Aperto a qualsiasi tipo di
esperienza estrema, Limonov non si è mai sottratto all’azione. L’assenza di
azione per lui significa perdita di tempo e non è ammesso spreco quando c’è
così tanto da fare. Amante fedele, soldato coraggioso, scrittore vorace Limonov
affascina proprio per la poliedrica combinazione di aspetti che fanno di lui
una sorta di eroe fuori tempo sempre alla ricerca di una causa da abbracciare ma
allo stesso tempo un protagonista presente al suo tempo incapace di voltare lo
sguardo altrove.
Limonov di Emmanuel Carrere non è
un libro che si possa recensire in maniera canonica. Sarebbe come recensire un
libro di storia raccontato attraverso l’avventurosa vita di un generale.
Quello che sicuramente merita di
essere detto è che la scrittura di Emmanuel Carrere è riverente e irriverente
al contempo lasciando spazio all’inevitabile sentimento di stomaco dello
scrittore senza mai abbandonare quella strana forma di ammirazione per il
protagonista. Elemento di pregio che consente al romanzo di acquisire una
doppia forza: quella biografica e un po’ dedicatoria e quella autonoma e
critica che porta sui sentieri del reportage obiettivo e veritiero. Non è
facile barcamenarsi nello sconfinato labirinto di cospirazioni e macchinazioni
di cui la Russia è stata ed è protagonista, riuscendo allo stesso tempo a
restituire un’immagine completa e affascinante di un singolo individuo, ma
anche a restituire il polso del popolo russo degli ultimi 40 anni.
Limonov è un romanzo
assolutamente da leggere. E poi sicuramente da rileggere.
A seguire qualche citazione:
-“Appartengo a quella categoria di persone che non si sentono
perdute in nessun luogo. Vado verso gli altri, gli altri vengono verso di me.
Le cose si aggiustano naturalmente”
-"Ora gli oligarchi hanno tutto, assolutamente tutto:
patrimoni immensi, costruiti sulle materie prime e non sulla tecnologia,
patrimoni che non creano ricchezza pubblica e svaniscono in un opaco intreccio
di società offshore, a Vaduz o alle isole Cayman. Ci si può scandalizzare, ma
si può anche dire, come mia madre: 'Sono dei banditi, ovviamente, ma questa è
soltanto la prima generazione di capitalisti russi. In America all'inizio è
stato lo stesso. Gli oligarchi non sono onesti, ma fanno crescere i loro figli
in ottimi collegi svizzeri perché possano, loro sì, concedersi il lusso di
esserlo. Vedrai. Aspetta la prossima generazione'."
-[…] penso che quest’idea – ripeto: «L’uomo che
si ritiene superiore, inferiore o anche uguale a un altro non capisce la
realtà» — rappresenti il vertice della saggezza e non basti una vita a farsene
permeare, ad assimilarla, a interiorizzarla in modo che cessi di essere un’idea
e plasmi invece il nostro modo di vedere e di agire in ogni situazione.
-se mi considero incapace di ogni violenza gratuita, riesco pure a
immaginare facilmente – forse troppo – le ragioni o le concatenazioni di eventi
che in altre epoche avrebbero potuto spingermi al collaborazionismo, allo
stalinismo o alla rivoluzione culturale. Forse tendo anche troppo a chiedermi
se fra i valori accettati senza discutere dal mio ambiente – i valori che le
persone del mio tempo, del mio paese e della mia classe sociale giudicano
irrinunciabili, eterni e universali – non possa essercene qualcuno che un
giorno risulterà grottesco, scandaloso o semplicemente sbagliato.
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