giovedì 16 ottobre 2014

Limonov di Emmanuel Carrere - RECENSIONE




 Carrère, Emmanuel (2011). Limonov (trad. F. Bergamasco). Milano: Adelphi. 2012. ISBN 9788845973291. Pagine 356. 11,99 €

Sono incappata in questo libro più e più volte. Mi è sempre capitato di prenderlo in mano e sfogliarlo mentre mi perdevo nel reparto dedicato alle pubblicazioni Adelphi. Mi ha sempre suscitato attrazione e repulsione allo stesso tempo tanto dal non averlo mai comprato. Ne ero attratta perché sapevo trattarsi di una biografia – e per le biografie nutro una passione particolare – ma non riuscivo a non farmi condizionare dalla copertina in cui è raffigurato un uomo (Eduard Limonov ritratto nel 1963) che indossa un cappotto dell’Armata rossa. Il che mi ispirava un sapore di guerra al quale probabilmente non ero pronta. 

Pochi giorni fa mi sono imbattuta di nuovo in questa biografia romanzata dello scrittore francese Emmanuel Carrere per caso e ho deciso che era arrivato il momento. Non potevo più rimandare.
Risultato: sono stata inghiottita in questo romanzo inclassificabile in nessun genere definito che tiene un piede nella biografia, uno nel reportage e se ce ne fosse un terzo sarebbe sicuramente nel romanzo d’avventura. 

Il libro con cui Carrere nel 2011 ha vinto il premio Prix Renaudot ha come protagonista Eduard Veniaminovich Savenko, classe ’43, attualmente vivo, scrittore e attivista politico russo, nonché fondatore del partito Nazionalbolscevico e avversario politico di Vladimir Putin.
Meglio conosciuto come Limonov, soprannome che si è scelto ai tempi in cui frequentava i poeti dissidenti di Mosca, Eduard Savenko è una dichiarazione vivente di personalità sin dalla scelta del suo pseudonimo che è un tributo al suo spirito aspro e bellicoso (limonov in russo significa limone e limonka granata, intesa come bomba a mano). 





Il romanzo di Carrere dedica 400 pagine appassionate, zeppe di informazioni, saltellanti tra la vicenda personale avventurosissima e quella politica non meno avvincente, a quest’uomo dalle molteplici potenzialità. Teppista in Ucraina, poeta ispirato a Mosca, giornalista e poi barbone in America, domestico di un multimilionario, scrittore a Parigi, combattente in Serbia, fondatore di un partito, detenuto con l’accusa di terrorismo: Limonov è un personaggio di cui ci si innamora e disamora in brevissimo tempo ed è proprio questo lo stato d’animo particolarissimo che accompagna tutta la lettura del romanzo a lui dedicato. Un minuto prima risulta affascinante e tenebroso, un secondo dopo un odioso, insopportabile e inflessibile testardo con simpatie fasciste.


In realtà quello che questo romanzo fa è raccontare la storia avvincente di un uomo sullo sfondo di profondissimi e complicati cambiamenti sociali e politici. Sebbene il teatro delle sue vicende non sia sempre la Russia, tutto riporta lì, all’Impero sovietico, a Stalin, alla perestroika, a Gorbacev, a Elc’in, a Putin e a come una intricatissima situazione politica ma prima di tutto sociale abbia contribuito a fare di Limonov il personaggio che in effetti è. 


Aperto a qualsiasi tipo di esperienza estrema, Limonov non si è mai sottratto all’azione. L’assenza di azione per lui significa perdita di tempo e non è ammesso spreco quando c’è così tanto da fare. Amante fedele, soldato coraggioso, scrittore vorace Limonov affascina proprio per la poliedrica combinazione di aspetti che fanno di lui una sorta di eroe fuori tempo sempre alla ricerca di una causa da abbracciare ma allo stesso tempo un protagonista presente al suo tempo incapace di voltare lo sguardo altrove. 

Limonov di Emmanuel Carrere non è un libro che si possa recensire in maniera canonica. Sarebbe come recensire un libro di storia raccontato attraverso l’avventurosa vita di un generale.
Quello che sicuramente merita di essere detto è che la scrittura di Emmanuel Carrere è riverente e irriverente al contempo lasciando spazio all’inevitabile sentimento di stomaco dello scrittore senza mai abbandonare quella strana forma di ammirazione per il protagonista. Elemento di pregio che consente al romanzo di acquisire una doppia forza: quella biografica e un po’ dedicatoria e quella autonoma e critica che porta sui sentieri del reportage obiettivo e veritiero. Non è facile barcamenarsi nello sconfinato labirinto di cospirazioni e macchinazioni di cui la Russia è stata ed è protagonista, riuscendo allo stesso tempo a restituire un’immagine completa e affascinante di un singolo individuo, ma anche a restituire il polso del popolo russo degli ultimi 40 anni. 

Limonov è un romanzo assolutamente da leggere. E poi sicuramente da rileggere.

A seguire qualche citazione:
-“Appartengo a quella categoria di persone che non si sentono perdute in nessun luogo. Vado verso gli altri, gli altri vengono verso di me. Le cose si aggiustano naturalmente”


-"Ora gli oligarchi hanno tutto, assolutamente tutto: patrimoni immensi, costruiti sulle materie prime e non sulla tecnologia, patrimoni che non creano ricchezza pubblica e svaniscono in un opaco intreccio di società offshore, a Vaduz o alle isole Cayman. Ci si può scandalizzare, ma si può anche dire, come mia madre: 'Sono dei banditi, ovviamente, ma questa è soltanto la prima generazione di capitalisti russi. In America all'inizio è stato lo stesso. Gli oligarchi non sono onesti, ma fanno crescere i loro figli in ottimi collegi svizzeri perché possano, loro sì, concedersi il lusso di esserlo. Vedrai. Aspetta la prossima generazione'."


-[…] penso che quest’idea – ripeto: «L’uomo che si ritiene superiore, inferiore o anche uguale a un altro non capisce la realtà» — rappresenti il vertice della saggezza e non basti una vita a farsene permeare, ad assimilarla, a interiorizzarla in modo che cessi di essere un’idea e plasmi invece il nostro modo di vedere e di agire in ogni situazione.


-se mi considero incapace di ogni violenza gratuita, riesco pure a immaginare facilmente – forse troppo – le ragioni o le concatenazioni di eventi che in altre epoche avrebbero potuto spingermi al collaborazionismo, allo stalinismo o alla rivoluzione culturale. Forse tendo anche troppo a chiedermi se fra i valori accettati senza discutere dal mio ambiente – i valori che le persone del mio tempo, del mio paese e della mia classe sociale giudicano irrinunciabili, eterni e universali – non possa essercene qualcuno che un giorno risulterà grottesco, scandaloso o semplicemente sbagliato.

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