
La molteplicità dei fili narrativi, che a
questo punto sembrano aver raggiunto un grado di complessità tale da rallentare
l’intera progressione della trama d’insieme, vengono manovrati con accelerazioni
e brusche frenate.
Altra protagonista della puntata è Grace,
della quale in questa puntata acquisiamo qualche notizia in più. Dalla
dissimulazione che fino a questo momento ce l’ha presentata come una vittima
dei discutibili metodi in uso a Biarcliff, si assiste alla sua confessione.
Appare per quello che è: un’assassina e merita dunque il posto che si è
guadagnata quando ha ucciso suo padre, sua sorella e la sua matrigna.
Il tormento di Kit e le difficoltà del dottor
Thredson nel decretare la sanità mentale del giovane, così come la sempre più
lucida volontà di Lana di uscire dall’ospedale psichiatrico passano in secondo
piano rispetto alla vicenda del dottor Arden: è davvero l’ex dottore dell SS
Hans Gruper, così come testimonia la nuova paziente Anna Frank e come lasciano
pensare i cimeli nazisti scoperti nella sua casa dalla prostituta che aveva
cercato di torturare, o è solo un fanatico dottore filonazista alle prese con
le sue frustrazioni e le sue manie da torturare come testimonia lo stato mostruoso in cui ha ridotto Shelley?
Tutto sembra sempre sul punto di mostrarsi per
il contrario di quello che sembrava in origine, e anche il monsignor Timothy
Howard, in questo episodio, diventa un tassello fondamentale, introducendo l’intrigo
della complicità con il dottor Arden e inaugurando un nuovo interrogativo, che
a dire il vero aleggia sin dal primo episodio: qual è il vero scopo dell’ospedale
di Biarcliff?
Dunque gli interrogativi aumentano in un
climax di confuse apparenze e di sottili allusioni, che per il momento
raggiungono l’unico obiettivo di tenerci sulle spine in attesa del prossimo
episodio.
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