
Si sa, per amicizia si
fanno tante cose che magari non ci sarebbe mai saltato in mente di fare. Ma
quando è un’amica a chiedertelo, mentre già muove il labbro di sotto per
assumere l’espressione di quella che non te lo chiederà mai più, ma lasciandoti
intendere che in quel momento è indispensabile che tu sia lì ad appoggiarla,
non esiste molta scelta.
Fu proprio così che
accadde una calda sera di inizio estate, durante il nostro periodo
universitario.
Da qualche giorno la
città era in subbuglio mentre si preparava ad accogliere la visita ufficiale
del primo ministro. Erano state approntate misure di sicurezza che ci
coinvolgevano direttamente visto che abitavamo nel centro del triangolo rosso
ad altissimo rischio, che per l’occasione fu chiuso al transito di qualsiasi
mezzo.
Ad ogni angolo di
strada stazionavano gruppi di 2 o 3 poliziotti in divisa nera e mitra sotto
braccio ad assicurarsi che tutto procedesse a dovere. Ancora oggi mi interrogo
su così tanto clamore, ma non riesco ancora a meravigliarmene visto che a
distanza di quasi 10 anni le cose non sono molto cambiate. Ma questa è un’altra
storia!
Comunque il centro
della città era diventato un formicaio di divise e transenne e noi riuscivamo a
goderci lo spettacolo dalla primissima fila. Dal balcone della nostra stanza
potevamo quasi riuscire a sentire cosa questi poliziotti impettiti si dicevano
per trascorrere il tempo pagato loro per stare in piedi a guardarsi intorno.
Chrysaora era
entusiasta! Quando le sarebbe ricapitato di nuovo di avere a disposizione così
tante divise, giovani divise, prestanti divise, tutte insieme sotto casa?
Chrysaora ha sempre
avuto un debole per gli uomini in divisa e ci sarebbero anche un altro paio di
storie sul rapporto particolare che la lega al fascino di questa categoria. Intanto
era proprio quello il periodo del picco ormonale causato dalle divise.
Ricordo che in un paio
di occasioni ha anche pensato di tentare qualche concorso nelle forze armate.
Ma io, lo confesso qui, non ci ho mai creduto perché conosco la mia amica Chrysaora.
E non ci vuole un gran genio per capire che l’amore per l’arma non corrisponde
necessariamente all’amore per le armi. La contraddizione non reggerebbe la
motivazione. Era abbastanza ovvio, però, che il modo più semplice per
inebriarsi di divise sarebbe stato una caserma. Il desiderio di arruolarsi le
passò in breve tempo, ma non guarì mai da quella passione, io direi patologia.
Ne era gravemente
affetta quando tutti quei giovincelli muscolosi e abbelliti di armi e stivali
prestarono servizio nella nostra città. E quella sera, mentre il primo ministro
pronunciava qualche bel discorso di speranza in qualche aula importante e
sorseggiava cocktail ad un party dato in suo onore, Chrysaora affacciata al
balcone sognava e macchinava. Si sì, macchinava un modo per avvicinare quei
bambolotti di muscoli con lo sguardo da sciupa femmine.
Finché, con un fare
anche abbastanza rilassato, mi si avvicinò e mi ordinò letteralmente di
vestirmi. Era quasi mezzanotte e non riuscivo proprio a realizzare che mi
stesse chiedendo di vestirmi per uscire di casa a quell’ora. Per uscire di casa
a quell’ora e andare a parlare con i militari all’angolo del teatro vicino il
nostro condominio. E mi stava chiedendo un piacere grandissimo! Avrei preferito
sprofondare piuttosto che fare una cosa del genere. Lei era nel suo periodo di
amore per le divise, io avevo invece raggiunto il picco di intolleranza per
esse, non per ragioni personali ma solo per personalissimo senso critico. Tra
l’altro la settimana prima quelle stesse forze armate avevano
ingiustificatamente ed esageratamente pestato a sangue dei tifosi allo stadio.
Così quando Chrysaora mi chiese di inscenare un casuale incontro con quei
fumetti di correttezza morale mi si rivoltò lo stomaco. Ci mise un bel po’ a
convincermi. Ma mi convinse. Io intanto speravo che il suo piano fallisse
miseramente.
Uscimmo dal portone,
solo dopo che Chrysaora si era vestita e truccata ovviamente, e facemmo il giro
del palazzo in modo da raggiungere il posto del desiderio di Chrysaora da un
percorso diverso, dissimulando la nostra reale provenienza. Sostanzialmente
facemmo finta di passare di lì per caso e Chrysaora, chi un po’ la conosce lo
sa, è bravissima ad inventare storie su due piedi. Senza che nemmeno me ne
accorgessi lei stava già parlando con loro, propinandogli una marea di balle.
Ci presentò anche con due nomi diversi (ma questo lo abbiamo sempre fatto, per
piacere o per gioco, sin da quando avevamo 11 anni!) e raccontò di che bella
serata avevamo trascorso in giro per locali. Ma quando mai! Eravamo state
spalmate sul divano in pigiama per tutto il giorno.
Nel frattempo nella
mia testa annullavo le loro voci e mi ripetevo che da quel momento in poi avrei
avuto il diritto di chiedere a Chrysaora qualsiasi favore perché era davvero troppo
stare lì a sentire cazzate sulla sicurezza e sul potere e sulle armi. Chrysaora
invece aveva già individuato il figaccione della situazione. A me quindi non
restò che chiacchierare con gli altri due sfigatelli annebbiati dalla prestanza
dell’altro ed ebbi anche modo di appurare che non erano poi del tutto suonati,
come invece si manifestò subito il tipo puntato da Chrysaora. Un invasato della
peggior specie che credeva che il mondo e la sicurezza nazionale fossero nelle
sue mani, nelle mani di un ragazzino palestrato di 22 anni a cui era stata data
la licenza di possedere armi ed usarle. Chrysaora mi tirava pizzicotti e
gomitate per moderare i miei commenti, ma se a lei non sarebbe mai capitata
l’occasione di inebriarsi di divise, a me non sarebbe mai più capitato di dire
quello che pensavo e direttamente agli interessati. I disordini del G8 erano
ancora caldi e lo so che identificare uno in tutti è sbagliato, ma le forze
armate abbracciano una causa che è comune ed io ne avevo uno davanti che mi sembrava
anche abbastanza orgoglioso delle manganellate che aveva dato la settimana
prima ad un gruppo di tifosi allo stadio. Se ne stava facendo un vanto, mentre
Chrysaora cercava di mediare e mentre erano ormai le 2.00 passate.
Chrysaora decise che
probabilmente era ora di svignarsela e credo che non fece fatica a prendere
questa saggia decisione quando io e il suddetto salvatore della giustizia
cominciammo ad alzare i toni. Sull’istante si disegnò una mappa del nostro
ritorno a casa che ci costrinse ad allungare di circa 6 isolati e ci costrinse
a passare davanti ad altri gruppetti di bellimbusti in divisa mezzo
addormentati.
Provò di nuovo a
fermarsi, forse sperando in soggetti un po’ più piacevoli ed equilibrati, ma la
dissuasi con la forza trascinandola letteralmente a casa. Il suo pegno fu
quello di passare il resto della notte a sentire le mie lamentele su quanto
fosse sbagliato vantarsi di una manganellata data a casaccio nella mischia!
Da allora non mi ha
mai più chiesto di fare una cosa del genere e il fascino della divisa lo ha
subito sempre meno, anche se ancora oggi non posso dire che sia completamente
guarita.
Ho provato tante volte
a studiare il caso di Chrysaora ma evidentemente la divisa le incute sicurezza,
o forse quando vede una divisa le viene subito in mente qualcuno di quei
balletti di striptease in cui un poliziotto o un pompiere agita il suo di
dietro e lancia via l’elmetto o il cappello. Bah! Sono perversioni comuni e
difficili da debellare. Sospetto che gradisca anche le divise degli infermieri,
sicuramente quelle delle guardie forestali; deve essere stata attratta da
qualche vigile urbano in alcuni momenti di degrado del piacere. Ma io continuo
a pensare che i suoi preferiti siano i pompieri. E Chrysaora è una ragazza
fortunata, lo sappiamo ormai.
Non poté lasciarsi
scappare l’occasione, quando le si presentò, di importunare un pompiere in
servizio. Ma questo nella prossima puntata.
Riferimenti a cose o
persone sono assolutamente NON casuali. Si garantisce l’assoluta veridicità dei
fatti.©
Leggi anche Le avventure della mia amica Chrysaora - Puntata 5 Nell'archivio blog le altre 4.
Leggi anche Le avventure della mia amica Chrysaora - Puntata 5 Nell'archivio blog le altre 4.
Nessun commento:
Posta un commento